L'Intervento
a 'I Nuovi Mille' su Rai2

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La Storia dell'Acqua in Bottiglia

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L'Intervento
di Giuseppe Altamore

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Aspetti Religiosi e Culturali

Come accennato, la costruzione degli acquedotti antichi non investiva solo aspetti tecnici, ma anche mitologici e umani. Basti pensare alla Fonte Giuturna, situata nel Forum, dove Castore e Polluce avrebbero fatto abbeverare i loro cavalli dopo l’aiuto fornito all’esercito romano nella battaglia del Lago Regillo contro i Latini, nel 494 a.C. oppure all’incontro tra Numa e la ninfa Egeria, che diede al Re consigli sugli aspetti religiosi della vita pubblica, e che egli incontrava presso una fonte d’acqua situata in una grotta, come narra Ovidio nelle Metamorfosi7. Il culto delle ninfe era strettamente connesso alle fonti sorgive. Le Camene, cui Egeria apparteneva, erano proprio le divinità delle sorgenti; l’acqua di queste aveva infatti una funzione purificatrice e sanificatrice; era stata istituita una festa annuale (le Fontanalia, celebrate il 13 ottobre) in cui si gettavano corone di fiori nelle sorgenti. La connessione tra le acque e la religione è chiara; l’acqua pura e salutare è motivo di devozione religiosa, l’acqua ferma e malsana è foriera di malattie e insanità.

acqua virgo

Non dimentichiamo poi l’Aqua Virgo, così chiamata perché la sorgente sarebbe stata in un luogo che una giovane aveva indicato ad alcuni soldati romani assetati. La maggior parte delle acque prendeva però il nome dalla personalità che aveva permesso la costruzione dell’acquedotto che la conduceva a Roma, fosse questi un senatore, un funzionario o un imperatore. Infatti, i romani assegnavano un nome all’acqua e non all’acquedotto che la trasportava. Questo lascia ben comprendere come la cosa più preziosa fosse proprio la stessa acqua e come l’acquedotto fosse solo un mezzo tecnico per trasportarla, un aquae-ductum per l’appunto. I romani erano evidentemente lontani dai deliri tecnocratici della civiltà contemporanea e nelle loro opere vi era sempre un lato tecnico-scientifico-ingegneristico e uno umano-spirituale-culturale. E così la fama di colui che legava il proprio nome all’acquedotto diventava imperitura. Questo oggigiorno non accadrebbe più. Quale attuale costruzione di opera sarebbe legata sia ad aspetti tecnici, com’è ovvio che sia, ma anche ad altri che attengono puramente a una dimensione umana e culturale? Per battezzare molte opere ci si serve ormai di scialbi numeri o di codici o al massimo si fa ricorso a qualche nome che attiri l’attenzione per la sua inconvenzionalità o esoticità, il tutto con lo scopo di sedurre potenziali consumatori. Nessuna autostrada, poi, sarebbe denominata secondo il nome del ministro che ne ha perorato la realizzazione. Per noi tutto è scontato. I romani, invece, sapevano ancora provare meraviglia dinanzi alle realizzazioni prodotte dalla mano e dall’ingegno dell’uomo.
Qualche numero ci può aiutare a capire tutto questo. Le fonti si trovavano da un minimo di 7/8 miglia (11/ 12 Km) dalla città a un massimo di 40 (60 Km). Il più potente degli acquedotti, l’Anio Novus (Aniene Nuovo), portava ben 200 milioni di litri d’acqua al giorno8, quella complessivamente fornita ammontava a circa 705.000 metri cubi al dì. La tratta sopraterra degli acquedotti era lunga circa 50 km. Secondo Frontino, il 17% dell’acqua serviva a scopi industriali, il 39% ad usi privati e il rimanente 44% era utilizzato da ben 39 strutture termali, 591 fontane, 19 caserme e 95 pubblici edifici.   
Come già detto, il “motore” dell’acquedotto era la semplice forza di gravità, perché l’acquedotto era sostanzialmente uno scivolo dalla partenza all’arrivo ed è per questo che il fattore della pendenza era molto rilevante. Così necessariamente bisognava far sì che ogni parte successiva si trovasse più in basso di quella precedente, ottenendo una pendenza media del 2%, scelta previamente per la sua idoneità ai fini della costruzione dell’acquedotto9.


7 Quando Numa Pompilio morì la ninfa pianse così tanto da dar vita ad una nuova fonte, che si ritiene essere presso Porta Capena, poco distante da Roma. L'edificio è costituito da un ampio ambiente rettangolare, con una nicchia centrale sul fondo della parete ed altre tre nicchie minori situate lateralmente.
8 La portata dell’acquedotto si calcolava in quinariae. Una quinaria valeva circa 0,48 litri al secondo.
9 Per comprendere le tecniche usate nell’edificazione degli acquedotti, sistema ad archi e condotte sotterranee, va tenuto presente che i romani non conoscevano la legge dei vasi comunicanti.


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